By Stefano de' Siena

In un libro denso di nozioni, di documenti e di analisi talmente particolareggiate da trasformare anche le più piccole tracce, come i vinaccioli ed altri microscopici resti archeobotanici, in spiragli pertinenti e carichi di prospettiva storica, si ricostruisce l. a. storia dell’invenzione del vino, l. a. sua evoluzione e l. a. sua funzione sociale negli usi delle grandi civiltà antiche, dagli esordi nel Vicino Oriente fino al mondo ellenico, etrusco e romano. Il vino, sostanza preziosa e da sempre conservata con cura, ma anche effimera e risky sul piano organico, è un reperto archeologico molto raro. Tuttavia se ne hanno riscontri oggettivi in numerosi ambiti dell’antichità: dal percorso di domesticazione della vite ai progressi agronomici ed enologici, dalla storia dei commerci alla progettazione dei vasi vinari, dai corredi potori agli accessori di servizio, dai contesti conviviali alle celebrazioni funerarie. Seguendo il filo di queste tracce multiformi, Il vino nel mondo antico disegna un landscape dettagliato che coinvolge le competenze dell’archeologo, che potrà confrontarsi con deduzioni originali e cutting edge sulla realtà di un’autoctonia italica della vitivinicoltura o sulla liceità del bere consistent with le donne etrusche; quelle dell’enologo, che vedrà descritta los angeles vinificazione antica e troverà ricomposta l. a. molteplice fenomenologia artigianale dei recipienti da trasporto, conservazione e invecchiamento; l. a. curiosità del degustatore appassionato del “bere bene”, che potrà scoprire le tradizioni raffinate del simposio e del convivio, in quali locali pubblici si poteva consumare il vino e con quali sostanze veniva corretto e diluito, non soltanto consistent with ragioni organolettiche. Il libro, anche grazie a un apparato di illustrazioni di rara ricchezza e vastità, mostra l. a. dimensione conviviale delle different tradition del vino, con un’articolata definizione del fenomeno, sia come prodotto del genio alimentare umano, sia come bevanda portatrice di valori etici, di slanci edonistici e di risvolti spirituali, questi ultimi legati soprattutto all’immaginario della religiosità sepolcrale fra ammonitori scheletri libanti e suggestivi epitaffi funebri. Questa indagine enoica a tutto campo, in cui lo studio delle identità culturali e delle testimonianze letterarie è sempre connesso all'esame degli aspetti concreti, si caratterizza non solo in line with il potenziale scientifico e divulgativo, ma soprattutto in step with los angeles forza di un grande racconto dell'umanità che, attraverso los angeles cultura del vino, ci offre uno spaccato di vita dei popoli antichi. Una cultura, ecumenica, universale, eppure diversa in ogni luogo, e che ovunque trova nel dionisiaco nettare e nei gesti del bere una precisa e concreta corrispondenza che sostanzia in modo profondo l'humus delle genti e dei territori.

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Tutto ciò avviene naturalmente, in qualche modo senza neppure emergere dalle nostre coscienze, in maniera assolutamente spontanea e con un’accezione tutta particolare per quanto riguarda le genti mediterranee. Il concetto di “cultura del vino”, così poliedrico e ricco di prospettive e sfumature particolari, talvolta anche difficilmente inquadrabili da un punto di vista complessivo, è divenuto ampiamente circolante ed è stato metabolizzato al punto che considerazioni di questa natura possono a volte apparire scontate.

Con lo sviluppo dei metodi di indagine, tuttavia, ci si è potuti avvalere dello studio di altri reperti di origine vegetale, non percepibili dall’occhio umano se non al microscopio. Anche i micro resti botanici forniscono buone indicazioni sulla presenza della vite. I granuli pollinici, grazie all’ottima capacità di conservazione dell’esina, lo spesso involucro che li riveste, costituita prevalentemente da sporopollenine, che sono tra le sostanze organiche più resistenti, si mantengono in genere nei depositi archeologici per migliaia di anni e oltre.

Qui non si può certo escludere a priori, come abbiamo visto, la presenza di esperienze di coltivazione, per quanto si siano già messe in luce le difficoltà intrinseche della ricerca. È peraltro ipotizzabile che si trattasse di espressioni abbastanza disarticolate e a carattere locale, segnate da una lunga coesistenza, nei territori a vocazione vitifera, con il protrarsi della raccolta della comune e diffusa uva selvatica. , o i Proto-appenninici, in Italia, all’inizio di quello successivo50. Nel II millennio, in effetti, è possibile che certe esperienze si siano intensificate, ma non esistono sicurezze documentali in questo senso, se non i riferimenti alla cultura materiale di ambito vascolare a cui abbiamo accennato.

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