By Jean-Paul Sartre

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Ieri, Victor, tu hai adoperato un'espressione che mi pare mostruosa: «il pensiero autonomo della classe operaia». Tu confondi classe e pensiero di una classe. Ogni classe produce idee proprie, ma la classe operaia è sottomessa alle idee dominanti. Non ha un pensiero autonomo. Politicamente anche essa ha la sua destra, il suo centro, la sua sinistra. 11 suo ruolo storico deriva dall'evoluzione dei rapporti di produzione e del capitalismo, non da una morale in sé, naturale. Ogni volfa che leggo «La Cause du Peuple» ho l'impressione che per voi tutto quello che dice un operaio è giusto.

Questo mito che cosa sostituisce? SARTRE: Per il momento, niente. VICTOR: Con l'aiuto di questo mito si poteva rendere sopportabile ai militanti ciò che è insopportabile. Ci si alleava con Blum o Moch. Ma si diceva: non preoccupatevi, questa alleanza è necessaria per esigenze di parata, ma poi vedrete. SARTRE: L'ho sperimentato nel mio caso personale. I dirigenti si servivano di me come soprammobile, ma nelle cellule non venivo accettato. VICTOR: Esatto. Come ha potuto il PC far accettare ai militanti l'inaccettabile?

SARTRE: Questo è alienarsi dalla moralità, è farne un insieme di precetti esterni. Come nella chiesa cristiana: fuori della chiesa, niente moralità. Ma non è questa la moralità: è solo una dimensione caratteristica dell'uomo sfruttato. Un partito non deve considerare se stesso una fonte di morale: deve piuttosto prenderla là dove si trova. Va da sé che nella morale del popolo ci sono delle contraddizioni, ma si tratta solo di esplicitarle e mettere le tesi opposte l'una in presenza dell'altra. La soluzione sarà trovata da coloro che sostengono l'una o l'altra tesi, e qualche volta le due tesi contemporaneamente.

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