By Cass R. Sunstein

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Read Online or Download Voci, gossip e false dicerie. Come si diffondono, perché ci crediamo, come possiamo difenderci PDF

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Spesso la propensione a credere a una falsa diceria nasce dalle paure o dalle speranze della gente. Siccome abbiamo paura di al-Qaeda, siamo propensi a credere che i suoi membri stiano progettando un attacco nell’area in cui viviamo. Siccome speriamo che la nostra azienda preferita prosperi, presteremo fede più facilmente alla notizia che il suo nuovo prodotto non può essere un flop e che le sue prospettive sono in grande ascesa. Nel contesto della guerra, le paure di un gruppo sono inevitabilmente le speranze di un altro – come del resto avviene sempre, quando due gruppi sono in competizione.

Ma se qualcuno diffonde voci false – soprattutto riguardo a istituzioni o funzionari pubblici – sarà la stessa democrazia a risentirne. Senza motivi fondati, la gente potrebbe perdere la fiducia in un leader e addirittura nel governo. Allo stesso tempo le dicerie false ostacolano la nostra capacità di riflettere bene, come cittadini, su cosa fare riguardo a una crisi, piccola o grande che sia. Queste affermazioni non devono essere interpretate come una presa di posizione a favore di qualche forma di censura.

Tutti siamo vittime potenziali delle dicerie, anche di quelle false e maligne. Nelle elezioni del 2008 molti americani erano convinti che Barack Obama fosse musulmano, che non fosse nato negli Stati Uniti e che “bazzicasse con i terroristi”. Le dicerie più diffuse sono quelle che riguardano le presunte azioni, convinzioni e intenzioni riprovevoli dei funzionari pubblici e i vizi privati di individui di alto profilo pubblico. A volte le dicerie arrecano addirittura danno all’economia, ad esempio quando si sparge la voce che una società è sull’orlo del fallimento, dal momento che gli azionisti, presi dal panico, possono vendere le loro azioni, compromettendo gravemente l’azienda.

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