By Leo Perutz

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Bruscamente il ladro fu strappato ai suoi pensieri errabondi. Udì uno scampanellio e lo schioccar d’una frusta, e subito si scansò con un balzo e s’acquattò dietro un cornicione di neve. Una slitta scivolava lenta e pesante sulla superficie ghiacciata della peschiera, era una vecchia slitta cigolante e rumorosa trainata da un unico cavallo tutt’ossa, ma il cuoio logoro e ingiallito della portiera mostrava i resti d’uno stemma nobiliare. Da cassetta il lume d’una lanterna investiva il viso di un uomo che, avvolto in una vecchia pelle di pecora, sedeva nella slitta abbandonato contro lo schienale, e per un momento il ladro poté intravedere un naso bitorzoluto paonazzo dal freddo, una bocca corrucciata e un pizzetto nero spartito nel mezzo.

E da lì scese la scala a piuoli che conduceva nell’ovile. Era questo, dunque, il famoso allevamento di pecore del signor von Krechwitz! Aveva un aspetto davvero pietoso. V’erano a malapena tre dozzine di pecore in quell’ovile che avrebbe potuto ospitare più di cento capi. Tre dozzine di pecore maltenute, che producevano la più rozza delle lane, e molte di esse erano gonfie per l’umidità e il cattivo foraggio. E dei montoni spagnuoli da razza non si vedeva neanche l’ombra. Il ladro prese la lanterna da stalla, andò da un animale all’altro e contò quanti erano i castrati e quanti i montoni, quanti gli agnelli e gli agnelloni, e quante le fattrici.

Lo interruppe il ladro. �Christian Heinrich Erasmus von Krechwitz di Kleinroop» disse Tornefeld. «M’ha tenuto a battesimo. ». Il ladro era già uscito dalla porta. Un vento gelido s’insinuò nella stanza. Il mugnaio si rialzò e rimase a scaldarsi le mani sopra la brace del focolare. �Il signor Christian von Krechwitz» mormorò. «Lo conoscevo bene. Un padrone severo, un padrone come si deve. Dio gli conceda la pace perpetua». Š Š Š Incominciava a far buio quando il ladro arrivò al villaggio. Adesso non nevicava più, ma il freddo si faceva sempre più intenso e il vento gli fischiava negli orecchi gelido e tagliente.

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