By Franco Ferrari

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Naturalmente, alle spalle della scelta socratica di non scrivere agiscono ragioni ben precise, legate alla convinzione che il particolare statuto del sapere filosofico mal si adatti al tipo di trasmissione sostanzialmente asettico e decontestualizzante proprio della scrittura. Già Senofonte accenna alla perplessità di Socrate nei confronti delle potenzialità educative della scrittura; al sofista Eutidemo, il quale aveva raccolto una notevole quantità di opere, convinto di potere acquisire per mezzo di esse una grande sapienza (in grado di garantirgli successo nel campo dell’oratoria e della politica), Socrate faceva presente quanto ingenuo fosse pretendere di diventare sapienti nelle cose importanti solo attraverso i libri, senza entrare direttamente in contatto con un maestro (Memorabili, IV 2, 1).

In generale Socrate rimprovera ai sofisti di comporre manuali attraverso i quali essi pretendono di trasmettere un sapere che, in realtà, proprio in virtù di questa modalità comunicativa, si rivela estrinseco all’anima e sostanzialmente superficiale. Ai suoi occhi il tratto peculiare della comunicazione sofistica è rappresentato dalla makrologia, ossia dalla composizione di lunghi discorsi (sia scritti che destinati a venire pronunciati). Ciò comporta una totale mancanza di considerazione per la natura del destinatario; i lunghi discorsi (logoi makroi) dei sofisti non si propongono lo scopo di adattarsi alle capacità ricettive del lettore, ma mirano solo a dimostrare le qualità compositive e oratorie (ossia il presunto sapere) del locutore; in questo senso, assumono le vesti di vere e proprie performances, vale a dire dimostrazioni di capacità (epideixeis), di fatto disinteressate a generare nel destinatario l’acquisizione di un sapere effettivo, ossia meditato e profondo.

In verità lo scarto più significativo tra Socrate e i sofisti non attiene tanto alla dimensione propriamente teorica della riflessione filosofica, quanto alla forma di vita, al bios. 31 Questo non significa che a Socrate non siano ascrivibili posizioni filosofiche definite; significa, però, che la sua attività è prima di tutto indirizzata a modificare il tipo di vita e di valori dei suoi interlocutori, i quali vengono costantemente messi in guardia sia dall’accettazione acritica di convinzioni consolidate, sia dagli esiti soggettivistici, relativistici e utilitaristici cui il pensiero sofistico è, quasi inevitabilmente, pervenuto.

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